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Una riflessione sulla persecuzione nei confronti dei cristiani

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

Una riflessione sulla persecuzione nei confronti dei cristiani

Gli episodi di persecuzione contro i cristiani si stanno tristemente ripetendo, in questi ultimi tempi, in varie parti del mondo. In questo frangente, trovo utile rileggere il libretto del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, che si intitola “Cordula, ovvero sia il caso serio”. Lo scritto intende rispondere alle posizioni di un altro teologo, il tedesco Karl Rahner, il quale aveva coniato l’espressione, alquanto originale, di “cristianesimo anonimo”. In termini molto generali si potrebbe dire che per Rahner lì dove c’è del bene, c’è del cristianesimo, anche se chi opera tale bene non lo sa. Chi agisce secondo coscienza, pur non conoscendo Cristo, è già “in qualche modo” cristiano, anche se non ne è consapevole: è un “cristiano anonimo”. La visione di Rahner va collocata ai tempi dell’ottimismo del Concilio Vaticano II, di cui fu un protagonista: dialogare col mondo, promuovere il bene che c’è già, riconoscere i semi di positività che esistono ora… Tutto questo “bene” – per Rahner – è preambolo, preparazione, inizio e germe del cristianesimo, il quale esplicita tutto il positivo che esiste. L’opera di evangelizzazione diviene un processo di “presa di coscienza” che nomina, in termini cristiani, quello che di buono l’uomo già vive e gli conferisce una nuova consapevolezza.

La prospettiva di Rahner non è sbagliata. In tanti casi funziona proprio così. L’annuncio evangelico dà un nome al buono e al bello che esiste già. Tuttavia non vale sempre. Se in molti casi il cristianesimo si pone come prolungamento del “buon senso” comune, in molti altri si colloca su un altro livello. I martiri  ricordano la “differenza” cristiana. Nel mondo c’è anche il male, con il quale il cristiano non deve scendere a patti, non può dialogare, non può esplicitarne il bene (che non c’è)... Quale dialogo potrebbe esserci con i terroristi dell’Isis o con qualsiasi altra forma di terrorismo o di pensiero assolutista e totalizzante?

Il libretto di von Balthasar viene a ricordare proprio questo secondo versante della questione: nel mondo – il mondo di tutti i giorni in cui viviamo – non c’è solo del bene. E a volte anche tra quelli che agiscono “secondo coscienza” si possono trovare atteggiamenti e modi di pensare e di agire in disaccordo col vangelo. Come a dire che il vangelo non “esplicita” solo qualcosa che c’è già, ma porta anche dei contenuti nuovi, ai quali il buon senso non può arrivare con le sue sole forze. Il principale di questi “contenuti” è Gesù Cristo: è lui “il caso serio del cristiano”, cioè quello che decide il vivere e il morire del discepolo. Detto altrimenti, non si può essere cristiani nascondendo o oscurando la centralità di Gesù. Chi lo fa, snatura e annulla la sua fede, viene meno al caso serio che è Cristo.

Per il cristiano allora non si tratta solo di accogliere e sviluppare il bene che c’è nel mondo, ma prima di tutto restare fedele alla novità di Cristo, al suo vangelo, alla relazione con lui. Se il buon senso del mondo – per quieto vivere o per “politicamente corretto” – chiede di oscurare Cristo o di prendere le distanze da lui, allora senza dubbio, come cristiano, sono chiamato a contrappormi a questo “buon senso”, perché anticristiano.

Il martire è l’esempio plastico di come non sia sempre possibile il dialogo (col mondo). In certi snodi della vita ci sono dei “no” da dire. Il “caso serio” che è Cristo talvolta costringe a prendere posizioni nette. Cordula era una giovane cristiana. L’unica che era scampata al massacro di migliaia di vergini cristiane perpetrato da un’orda di barbari. Solo lei si era salvata. Mentre stava andando via dal luogo del massacro, si fermò e tornò sui suoi passi, verso i barbari, verso la morte, verso il martirio, verso la testimonianza di fede. Von Balthasar conclude le sue riflessioni invitando a guardare a questa donna come a un modello per noi occidentali (per noi europei), tentati di andarcene via, di fuggire il martirio, di evitare di confrontarci con il “caso serio” di Cristo, per paura, per “buon senso”, per non offendere la sensibilità altrui, per il politicamente corretto… Sull’esempio di Cordula, forse oggi è data ai cristiani la possibilità di tornare a Cristo, per dire la propria fede, in modo esplicito e coraggioso, per ribadire che lui è il “caso serio” della vita. Perché con lui o senza di lui - i cristiani dovrebbero saperlo! - non è la stessa cosa.

don Alessio Magoga

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