
Mercoledì 20 agosto, al Museo del Cenedese, si è tenuto un incontro dedicato a Giorgio Lago e al nuovo libro che raccoglie numerosi dei suoi testi: “Il mio Veneto e altri scritti”. L’incontro si colloca nell’ambito dei “Festeggiamenti di Santa Augusta 2025” ed è stato organizzato dal “Circolo vittoriese di ricerche storiche”. Il volume, curato dal Francesco Jori e da Francesco Chiavacci Lago e edito da Ronzani, a vent’anni dalla morte raccoglie diversi articoli di Lago, che spaziano dallo sport, alla politica, ai temi di attualità del Nordest dagli anni ’80, ’90 sino agli inizi degli anni 2000.
L’incontro ha visto la partecipazione di Francesco Chiavacci Lago, figlio di Giorgio, in dialogo con il direttore de L’Azione. Laureato in giurisprudenza, dopo la morte del padre, Francesco Chiavacci Lago nel giugno 2005 contribuisce a istituire e organizzare il Premio “Giorgio Lago” (dedicato ai giovani giornalisti di Veneto e Friuli; fino al 2010 a Jesolo e poi a Castelfranco Veneto). Nel 2008, con i più stretti amici del padre, fonda l’Associazione “Amici di Giorgio Lago” di cui attualmente è vice-presidente. L’Associazione nasce per supportare il “Centro Studi Regionali Giorgio Lago” dell’Università di Padova, nato nel 2007 e ora guidato dal prof. Marco Almagisti. Nel 2013 nasce il Premio Giorgio Lago Juniores, principale attività dell’Associazione e dedicato alle scuole superiori. Dal 2021, Francesco fa parte del consiglio direttivo dell’Associazione incontri con la Natura la salvaguardia del Creato intitolata al prozio “don Paolo Chiavacci” e di cui è presidente dal 2024.
Dopo i saluti istituzionali di Roberto Biz per il Comitato Festeggiamenti, Silvia Della Colletta per il Circolo vittoriese di ricerche storiche ed Enrico Padoan per il Comune di Vittorio Veneto (presente anche la sindaca Mirella Balliana), è iniziato il dialogo con Francesco Chiavacci Lago, curatore del libro insieme al giornalista professionista Francesco Jori, già vicedirettore del «Gazzettino», a fianco di Giorgio Lago (direttore).
Il volume presentato ha circa 500 pagine, con una sezione conclusiva con diverse foto (c’è anche una foto con Albino Luciani, allora patriarca di Venezia, che visita la redazione del Gazzettino, nel 1978). Le 500 pagine sono suddivise in unità tematiche. Le prime cinque raccolgono gli scritti di Lago: lo sport; il giornalismo; il Nordest; il suo mondo; i ritratti. Poi c’è una sezione dedicata alle principali interviste che Giorgio Lago ha rilasciato nel corso degli anni; infine, l’ultima sezione raccoglie numerose testimonianze su di lui (si segnalano quella di Andrea Zanzotto, poeta pievigino, in forma di intervista, e di Giuseppe “Bepi” Covre, di Oderzo, grande amico di Lago…).
Leggendo il libro tante cose colpiscono e appassionano. Nella sezione dedicata allo Sport, Lago nei suoi reportage – oltre alla verve sportiva e alla critica talvolta anche molto dura – fa emergere anche il contesto “geopolitico”. La sezione dedicata allo sport è l’occasione per rivivere eventi sportivi straordinari di cui in tanti abbiamo ricordi: i campionati di calcio del ’78 in Argentina e quelli dell’82 in Spagna… Ma anche le olimpiadi a Mosca del 1980. Quello di Lago è uno stile giornalistico efficace (alla scuola di Gianni Brera), accompagnato dalla capacità di collocare gli eventi sportivi in quello che stava accadendo allora (la Guerra Fredda… ma non solo).
Nella seconda sezione, intitolata Giornalismo, si raccolgono alcuni contributi su Giorgio Lago giornalista, che tocca temi del mondo del giornalismo e dell’attività giornalistica. Sono estremamente interessanti l’editoriale di inizio come direttore del Gazzettino (1984) e quello di conclusione (1996). Francesco Jori definisce Lago “l’uomo della porta aperta”, nel senso che il suo modo di fare direttore era collegiale, coinvolgeva i redattori… Ma era “l’uomo dalla porta aperta” anche nei confronti del mondo, nel senso che qualsiasi incontro diventava occasione di scambio per uno spunto per un articolo e per comprendere la realtà delle cose…
La terza sezione è dedicata al Nordest. Lago si è fatto l’interprete della cultura del Nordest, mettendo in luce le capacità e l’intraprendenza delle genti veneto-friulane, sia da un punto di vista culturale ma anche imprenditoriale. Siamo negli anni ’70 e ’80 ed effettivamente il Nordest inizia a decollare a livello nazionale: non è più la terra delle servette e delle maschere (che spesso ancora oggi ci affibbiano o ci lasciamo affibbiare). Al centro di questa sezione, il Nordest, emerge l’orgoglio di appartenere a queste terre: non un orgoglio arrogante o di rivalsa, ma consapevole della propria storia e delle proprie capacità… E non senza lesinare critiche ad un certo atteggiamento veneto incline, talvolta, alle vie di mezzo.
"Il suo mondo" è la quarta sezione e si tratta di una raccolta di vari testi, su fatti per lo più di attualità: da Chernobyl, allo Tsunami del 2004, alla strage di Nassyria 2003, ai casi di Maso e di Cogne, all’attentato di Natale 1984 sul diretto Napoli-Milano. Emergono diverse dimensioni di Giorgio Lago. Anche quella spirituale, grazie all’amicizia profonda con Turoldo (vedi la lettera sul caso Maso e su come ricostruire le coscienze), al legame molto intenso con don Paolo Chiavacci, zio della moglie, al rapporto di profonda stima con il patriarca Marco Cè. La quinta sezione, intitolata Ritratti, è dedicata ai suoi scritti relativi a figure di particolare interesse (da Giovanni Paolo II sino a Berlusconi...).
Nelle ultime due sezioni (Interviste e Testimonianze), meritano particolare attenzione la breve intervista ad Andrea Zanzotto, una testimonianza di Massimo Cacciari, ma anche gli interventi di Bruno Pizzul e Paolo Rossi… e sicuramente quello di Bepi Covre, che vede Giorgio Lago come un cantore del Veneto e del Friuli che ha saputo cogliere nel fenomeno Liga Veneta una possibilità di un federalismo nazionale (non secessionista).
Pertanto, “Il mio Veneto e altri scritti” è un libro senza dubbio da leggere per fare memoria di una figura di grande rilievo, come quella di Giorgio Lago, nel panorama nordestino e nazionale. Si raccomanda ai giornalisti che vogliono capire meglio che cosa voglia dire fare questa professione; ma si raccomanda anche a chi vuole imparare a scrivere in maniera efficace; a chi vuole rileggere la storia recente del nostro Paese e del nostro Veneto-Friuli; a chi vuole ascoltare una parola appassionata di un uomo “liberal”, attaccato alla sua terra, aperto al mondo, che ha vissuto con onore e con impegno la sua professione e la sua vita. AM