
Qualche sera fa sono stato a una cena di beneficenza. Le offerte raccolte erano destinate a un’associazione che sostiene progetti per ragazzi con sindrome di Down. Un’altra associazione del posto si era mobilitata per preparare la cena. I ragazzi portavano in tavola i piatti, accompagnati e incoraggiati dagli amici dell’associazione che li affiancava nel servizio.
Colpiva, senza dubbio, la grande partecipazione della comunità in cui l’evento era stato allestito. Erano davvero molti i presenti: un segno dell’attenzione e della sensibilità di quella comunità nei confronti di questi ragazzi e delle loro famiglie.
Tuttavia, ciò che mi ha impressionato di più è stato – insieme al clima di festa – l’atteggiamento complessivo delle persone presenti. Mi sono commosso nel vedere come tutti si sostenessero a vicenda. I ragazzi venivano guidati nel servire i piatti ai tavoli con parole di incoraggiamento, sorrisi, gesti di entusiasmo. E tornavano felici dal loro servizio, come felici erano gli amici che li accompagnavano e le persone che accoglievano il loro servizio ai tavoli.
E così mi sono detto che dovrebbe essere sempre così. Dovremmo sempre sostenerci e incoraggiarci a vicenda, in tutto ciò che facciamo: nelle nostre famiglie; tra colleghi al lavoro; tra membri di un’associazione o di un gruppo; come pure dentro le nostre parrocchie; nel nostro presbiterio; tra laici, preti, diaconi, religiosi e religiose. Dovremmo saper gioire della riuscita di un fratello o di una sorella, di un amico o di un’amica: gioire del suo successo e contribuire perché accada.
Mi sono detto che il paradiso deve essere qualcosa del genere: un “luogo” – se così si può dire – in cui tutti si aiutano vicendevolmente affinché ciascuno possa esprimere al meglio sé stesso e far emergere il meglio della propria persona.
Invece, qui su questa terra, spesso tutto funziona al contrario: ci ostacoliamo, ci invidiamo, ci lasciamo prendere dalla gelosia e dal giudizio. Purtroppo non solo “nel mondo”, ma anche nei nostri circuiti ecclesiali, tra cristiani. Non sempre, certo. Ma a volte accade. Purtroppo. E resto piacevolmente colpito dal fatto che ambienti “laici” possano insegnare molto anche a chi vive il Vangelo.
E ci sono momenti come questo, quello della cena, che ti riconciliano con la vita e ti fanno pensare che una via diversa, un cammino altro, sarebbe davvero possibile. Sono tornato a casa più leggero e grato. Di una gratitudine che ti riconcilia con il mondo.
Alessio Magoga








