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Casa Murialdo, molto più di un tetto

A Conegliano procede il progetto di accoglienza per uomini in difficoltà.

Casa Murialdo, molto più di un tetto

Scriveva don Tonino Bello: “Non basta una casa, un tetto, occorre un lembo della tua vita, del tuo mantello, perché il tetto, da solo, non copre, come la minestra non scalda se non c’è un alito umano”. È la convinzione che anima l’azione della nostra Caritas diocesana a favore dei senza dimora. Una realtà, quella degli uomini e delle donne che per varie ragioni non hanno più un tetto sotto cui rifugiarsi, che anche nel nostro territorio si sta facendo pesante. E così dopo Casa Don Vittorino per uomini, già aperta a Vittorio Veneto, la Caritas ha deciso l’avvio di una terza struttura di accoglienza di uomini e famiglie nella città di Conegliano, il centro più popoloso della diocesi. Lo stabile è già pronto. Si tratta di una casa di proprietà della diocesi, in parte donata e in parte acquistata, in via Leonardo Murialdo, ristrutturata grazie a 194 mila 700 euro stanziati dalla Cei con i fondi dell’8xmille. Su due piani sono state ricavate camere con servizi per un massimo di otto persone, nel terzo un appartamento autonomo e indipendente che può ospitare fino a quattro persone e destinato a famiglie o madri con figli in emergenza abitativa. E a buon punto è la costituzione del gruppo di volontari che si affiancheranno agli ospiti: si tratta di una dozzina di persone di tutte le età - anche giovani - che hanno preso parte, tra gennaio e febbraio scorsi, a un percorso formativo articolato in quattro incontri.«La struttura, che abbiamo voluto chiamare “Casa Murialdo”, vuole essere luogo di ospitalità dignitosa, capace di ravvivare le risorse e la responsabilità di chi si trova sulla strada o rischia di “cadervi” per limitatissime risorse economiche, psicologiche, relazionali - spiega il direttore della Caritas don Roberto Camilotti -. Nel periodo di accoglienza, che sarà limitato nel tempo, i volontari insieme ad altri attori del territorio, a cominciare dai servizi sociali del Comune, lavoreranno per dare all’ospite l’opportunità di ritornare a vivere nella società in modo autonomo».Dai Comuni e dalle Caritas parrocchiali e foraniali - spiega ancora don Roberto - arriva alla Caritas diocesana un numero crescente di richieste di alloggio per maschi, per la maggiore parte italiani, rimasti senza casa. Ad esempio padri divorziati che hanno dovuto lasciare l’abitazione all’ex coniuge e ai figli. Ma la casistica è davvero ampia perché tante sono “le persone vittime di una povertà complessa, multifattoriale e multidimensionale, che richiede interventi diversificati e integrati per poter essere risolta”, come si legge nel report 2016 delle Caritas Nord-Est sulla grave marginalità. Maschio, di età compresa tra i 25 e i 44 anni, spesso con problemi di salute a livello fisico o con dipendenza da sostante stupefacenti, alcol o medicinali. È questo l’identikit che si presenta con maggiore frequenza tra i senza dimora del Nord-Est.Per la complessità delle situazioni umane che dovranno essere accompagnate in “Casa Murialdo” (dove - è utile ribadirlo una volta in più - non è prevista l’accoglienza di profughi, a quali la Caritas già provvede con altri stabili), la Caritas diocesana ha deciso di non precipitare i tempi di apertura. «Dobbiamo avere un gruppo operativo preparato ad affrontare realtà difficili - sottolinea don Roberto - e disponibile a una formazione continua. La casa entrerà nel progetto della Caritas Nord-Est predisposto dal tavolo “Povertà estrema, marginalità e senza dimora”. Sarà una sorta di realtà-pilota in cui sperimentare modalità nuove di affiancamento e affrancamento di persone con disagio senza dimora». Nella consapevolezza che, come scriveva sempre don Tonino, “molte volte la gente non ha bisogno del piatto, ma della tovaglia che ci sta sotto, cioè della tenerezza”. La tenerezza della carità.

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