Il giornale del 28 giugno. Edizione digitale
Profughi, persone oltre la propaganda.
La parola “profughi” è diventata una costante delle cronache quotidiane quanto del dibattito politico. E anche nel territorio diocesano si susseguono le notizie di arrivi o episodi che li riguardano: da Vittorio Veneto a Sacile, da Cessalto a Ceggia. Su questo “fenomeno” abbiamo interpellato il noto giornalista del “Corriere della Sera” Gian Antonio Stella, osservatore attento e scrupoloso dei fenomeni sociali, tra cui quelli delle migrazioni, del razzismo, sui quali ha scritto vari libri. Stella, questo scontro politico sull’accoglienza ai profughi è inevitabile? «Mi pare che nemmeno Zaia e Salvini se la prendano davvero con i profughi. Anche loro si rendono conto che se uno scappa dalla Siria o dalla Somalia non si può rimandare indietro. Solo che il “no” viene mascherato dall’interrogativo se siano veri profughi, davvero in fuga da una guerra, perché non si riesce a stabilire la provenienza e l’identità. Tuttavia l’idea che non possiamo farci carico di tutti è ovvia e sarebbe suicida dire che non è vero. Persino un uomo santo come Enzo Bianchi afferma che non possiamo accogliere tutti, perché non ne abbiamo le possibilità. Vorremmo, ma non è possibile. Ma abbiamo il dovere, dettato non solo dalle leggi ma anche da un minimo di coscienza morale, di accogliere chi ha diritto di essere accolto, i profughi, chi è in fuga dalla guerra, dalla fame, cercando però anche di cambiare le cose».
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento