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Rapporto immigrazione: sono 101.718 gli stranieri residenti in provincia di Treviso

Sono 3.394 in provincia di Treviso, i cittadini stranieri che nel 2013 hanno ottenuto cittadinanza italiana.  E’ uno degli elementi più significativi contenuti nel Rapporto Statistico 2014 sulla presenza e la distribuzione degli immigrati nella provincia di Treviso, presentato da Cisl Anolf Treviso, Migrantes, Caritas Tarvisina e Cooperativa Sociale Servire.

Rapporto immigrazione: sono 101.718 gli stranieri residenti in provincia di Treviso

Sono 3.394 in provincia di Treviso, i cittadini stranieri che nel 2013 hanno ottenuto cittadinanza italiana.  E’ uno degli elementi più significativi contenuti nel Rapporto Statistico 2014 sulla presenza e la distribuzione degli immigrati nella provincia di Treviso, al 31 Dicembre 2013, presentato da Cisl Anolf Treviso, Migrantes, Caritas Tarvisina e Cooperativa Sociale Servire.

I dati contenuti nel Dossier registrano infatti un aumento significativo sia nelle richieste che nell’ottenimento di cittadinanza italiana, che potrebbe motivare il calo di residenti stranieri in provincia di Treviso, 101.718 contro i 105.323 del 2012 (-3.605 pari al  -3,4% sul totale residenti)
Le nazionalità presenti sono 144 mila, anche se le prime 10 (Romania, Marocco, Albania, Cina, Macedonia, Kosovo, Moldavia, Ucraina, Senegal, Bangladesh) rappresentano il 74% del totale.I primi Comuni per incidenza percentuale sul totale dei residenti sono Mansuè con il 19,7%, Fonte con il 19,6% e San Polo di Piave con il 18,6%.I nuovi nati nel   2013 sono stati 1.806 (come per Istat) ben -8,7% su base annua, 173 nati in meno rispetto all’anno precedente. L’incidenza percentuale sul totale dei nati si abbassa di quasi un punto su base annua, attestandosi al  22,4%.I residenti stranieri minorenni continuano ad essere complessivamente più giovani rispetto ai residenti autoctoni: 26.737 ragazzi e ragazze minorenni, il 26,3% della popolazione non italiana (minori italiani: 17,5% della popolazione italiana). Sono il 16.3% dei minori residenti totali.Una riflessione va fatta sulla presenza scolare. Durante l’anno scolastico 2013/2014, nella provincia di Treviso gli alunni con cittadinanza non italiana (ma per il 40,3% nati nel nostro paese, per cui manteniamo questa definizione, piuttosto che classificare stranieri ragazzi e ragazzi nati e socializzati in Italia) sono stati 19.197, circa 230 in meno del precedente ( -1,2%)E’ la prima volta dal 1997/1998 che tale dato è in calo.  Anche la provincia di Vicenza, altro territorio di antica immigrazione, registra per la prima volta un calo dell’1,0%. La regione nel suo complesso registra invece un lieve aumento dell’1,5%, pari a 1.300 studenti di cittadinanza non italiana in più rispetto al precedente anno scolastico. A Treviso, il calo si è registrato soprattutto nelle secondarie di primo grado.

L’occupazione. Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, gli occupati mediamente rilevati nel corso del 2013 in provincia di Treviso sono stati 383mila, impiegati in parte maggioritaria (circa i ¾ del totale) in attività lavorative di tipo dipendente e con una presenza ancora rilevante nelle attività industriali ed in particolar modo manifatturiere, ma con un peso crescente del settore dei servizi. Rispetto al totale degli occupati in provincia, il peso degli occupati stranieri è stimabile attorno al 12/13%, con una presenza che risulta particolarmente alta soprattutto nel lavoro dipendente.In provincia di Treviso, dall’inizio delle crisi, si sono persi oltre 20mila posti di lavoro: quasi 16mila tra gli italiani e poco più di 4mila tra gli stranieri. La perdita occupazionale complessiva associata agli stranieri corrisponde a circa il 22% del totale della perdita.Nel dettaglio, per quanto riguarda il 2013, la variazione negativa registrata (oltre 4mila posizioni di lavoro in meno) ha interessato sia la componente italiana che quella straniera (circa 3mila posizioni in meno nel primo caso e quasi un migliaio nel secondo). Tra gli stranieri la diminuzione più consistente è stata registrata a carico dei cittadini non comunitari (-800), mentre per i comunitari il risultato negativo è stata molto più contenuto (poco più di un centinaio di posizioni in meno).Per gli stranieri (ma questo vale anche per gli italiani) la perdita occupazionale complessivamente rilevata è attribuibile quasi esclusivamente al comparto industriale. Le maggiori variazioni negative sono riconducibili inoltre al comparto manifatturiero (made in Italy), al metalmeccanico ed alle costruzioni. Sono invece positivi, anche se di poco, i bilanci occupazionali rilevati in agricoltura ed in alcuni segmenti del terziario (servizi alla persona ed altri servizi) dove, nell’ultimo caso, si registra un dato importante nelle assunzioni, seppure a tempo determinato, di un +2,6%

I dati relativi all’aumento delle cittadinanze italiane acquisite possono essere ricondotti sia all’incremento delle domande, al termine dei dieci anni di permanenza sul territorio, sia allo snellimento burocratico delle pratichedichiara Franco Marcuzzo, Responsabile Anolf TrevisoOttenere la cittadinanza significa certamente un maggiore radicamento sul territorio, una stabilità famigliare, ma da anche avvio a percorsi di mobilità, potenzialmente europea, del tutto nuovi e da approfondire. Per quanto riguarda l’occupazione e il mondo del lavoro prosegue Marcuzzo -   continua il trend negativo con 4000 posti di lavoro persi, di cui 1000 stranieri. Crescono però di oltre il 2% le assunzioni, soprattutto nei contratti di lavoro a somministrazione e a tempo determinato, nei settori dei servizi. Resta da capire se questa sia una tendenza di rinnovato movimento nel mercato del lavoro o semplicemente un’incidenza casuale.”
E’ la prima volta in 12 anni che registriamo un calo nelle iscrizioni scolastiche per studenti di nazionalità non italianaafferma Don Bruno Baratto, Direttore Ufficio Migrantes – L’incidenza è maggiore  nelle scuole secondarie di primo grado e può significare un rientro nei paesi di origine di parte della famiglia, figli compresi, o il fatto, già ribadito all’inizio, che molti di questi ragazzi sono diventati a tutti gli effetti cittadini italiani, quindi non più considerati stranieri. Infatti, questo calo  è più significativo in nazionalità come il Marocco e il Senegal, prime ad arrivare in veneto vent’anni fa e di conseguenza tra le prime nazionalità a poter ottenere la cittadinanza italiana.”
“I dati riguardanti l’immigrazione nel nostro territorio viaggiano di pari passo con quelli del mercato del lavoro elaborati dall’Osservatorio Economico della CCIAA di cui facciamo parte. E’ chiaro che il processo migratorio è in calo e il nostro è un Paese che sta sempre più invecchiando – afferma Franco Lorenzon Segretario Generale Cisl Belluno Treviso – Gli stranieri arrivati nel nostro territorio avevano abbassato l’età media e ricoperto posizioni lavorative vacanti. Ora c’è il rischio di una bomba demografica che può scoppiare. Sbagliava chi sosteneva che la provincia di Treviso avrebbe raggiunto presto il milione di residenti. La precarietà degli stranieri potrebbe far vacillare anche il sistema sociale e il welfare territoriale.”
“I dati del Dossier ben evidenziano come a fronte della crisi, che ormai attanaglia il nostro Paese da 6 anni, non ci sia stata una fuga di massa dei residenti stranieri – sottolinea Francesca Marengo Cooperativa sociale Servire – Stiamo quindi effettuando dei questionari su un numero significativo di immigrati, per elaborare entro fine anno una ricerca qualitativa sulle strategie messe in atto dagli stranieri per affrontare la crisi e sulle loro condizioni abitative e relazionali.”
La presentazione del Dossier è stata anche l’occasione per un commento sulla situazione d’emergenza e difficoltà, nell’accoglienza territoriale dei profughi in arrivo dal nord africa.“E’ preoccupante che la notizia principale di queste settimane sia la difficoltà di gestire un centinaio al massimo (per la provincia di Treviso) di profughi e richiedenti asilo, contro la gestione di 101mila residenti nel territorio provinciale che da anni fanno fronte a mille difficoltàdichiara Don Bruno Baratto Sono vent’anni che sosteniamo con forza che il fenomeno immigratorio va governato in tutte le sue sfaccettature, ma solo il privato sociale e le realtà ecclesiali se ne sono veramente fatte carico.” Dopo vent’anni ci troviamo a rincorrere costantemente l’emergenza, anche quando è rappresentata da trenta persone da gestire. Questo è un chiaro segnale di una mancata presa di responsabilità delle autorità preposte.conclude Franco Marcuzzo.”

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