UCRAINA: un nome che imbarazza Venezia

A Venezia più di qualche intellettuale si chiede in questi giorni perché l’Università Ca’ Foscari di Venezia non ha preso le distanze da Vladimir Medinsky (foto), falco di Putin e capo negoziatore di Mosca. È’ stato ministro della Cultura in Russia dal maggio 2012 al gennaio 2020, capo della Società storica militare e ora consigliere presidenziale su storia e memoria. È considerato tra i promotori, nell’élite russa, dell’utilizzo della storia come propaganda. Dal 2014 è professore onorario di relazioni internazionali nell’università veneta avendo ricevuto il titolo "Ca’ Foscari Honorary Fellowship". 

Una scelta contestata fin da allora da una parte del mondo accademico e della cultura veneta, ma che a partire dai primi due incontri bilaterali tra Mosca e Kiev ha riportato alla ribalta il nome di Medinsky. Se è vero che a livello finanziario le sanzioni economiche qualche perdita la stanno dando all’entourage di Putin, perché il Senato accademico veneziano non potrebbe ritirare la carica accademica a Medinsky? Oppure, ribaltando la prospettiva, ci si potrebbe chiedere perché Venezia, città di pace, non si faccia promotrice di una risoluzione diplomatica del conflitto dal basso partendo proprio dai suoi legami con gli accademici russi offrendosi come luogo di incontro tra le parti?

All’Università veneziana la risposta magari su queste pagine visto il tempo sospeso che stiamo vivendo, in cui il prolungato silenzio della cultura rispetto a quanto accade in Ucraina non passerebbe inosservato.

Enrico Vendrame