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“NON SI PUÒ FAR FINTA DI NIENTE”

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

“NON SI PUÒ FAR FINTA DI NIENTE”

Tutta la Chiesa è in crisi a causa della questione degli abusi; ancora di più, la Chiesa oggi non può compiere un passo avanti senza accettare questa crisi». Sono parole di papa Francesco, contenute nella lettera con la quale ha rifiutato le dimissioni del card. Marx, arcivescovo della diocesi di Monaco e Frisinga. Come forse è noto, il card. Marx aveva inviato al Papa una lettera, dove motivava le proprie dimissioni affermando che – così nella sua lettera al Pontefice – intendeva assumersi “la corresponsabilità” relativa alla catastrofe degli abusi perpetrati dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni. Senza dubbio nelle valutazioni del card. Marx sono entrate in gioco anche altre considerazioni: dalla Chiesa tedesca, attualmente impegnata in un sofferto sinodo nazionale, escono ogni anno circa 200 mila battezzati che chiedono esplicitamente di non essere più riconosciuti come cattolici (e conseguentemente di non pagare più la “tassa” prevista dal sistema esattoriale tedesco per cattolici e protestanti); tuttavia, la questione degli abusi – e soprattutto il modo in cui sono stati affrontati dalle autorità ecclesiali – ha avuto un ruolo dirimente nelle valutazioni del porporato, che tuttavia è stato invitato da papa Francesco a restare al suo posto come pastore della sua diocesi. Proprio di questi giorni è la notizia delle scuse ufficiali del vescovo di Ottawa-Cornwall, mons. Marcel Damphousse, per le responsabilità della Chiesa canadese negli abusi perpetrati nelle cosiddette “Scuole residenziali”, nelle quali furono forzatamente condotti bambini di famiglie delle popolazioni indigene per essere educati secondo i “crismi” della cultura occidentale.

Alcune di queste scuole, ideate dallo Stato canadese che già da tempo ha chiesto scusa e avviato un processo di riconciliazione, furono affidate a religiosi (cattolici ma anche membri di altre confessioni cristiane) che non si mostrarono all’altezza del loro compito: «Come Chiesa abbiamo fallito – ha affermato il vescovo Damphousse in un video-messaggio pubblicato recentemente – non solo perché non siamo stati testimoni autentici della carità di Gesù Cristo, ma perché abbiamo peccato contro fratelli e sorelle di cui dovevamo prenderci cura». Sembra non avere termine questa tempesta di scandali che scuote la barca della Chiesa ormai da più di un decennio e che ne mina la credibilità. Papa Francesco, nella lettera di risposta al card. Marx, chiede di tenere gli occhi ben aperti su questo dramma e di attraversare la crisi: «Rendersi conto di questa ipocrisia nel modo di vivere la fede – scrive il Pontefice – è una grazia; è un primo passo che dobbiamo compiere. Dobbiamo farci carico della storia, sia personalmente sia comunitariamente. Non si può rimanere indifferenti dinanzi a questo crimine. Accettarlo presuppone entrare in crisi. Non tutti vogliono accettare questa realtà, ma è l’unico cammino, perché fare “propositi” di cambiamento di vita senza “mettere la carne sulla brace” non porta a nulla». È necessario allora “non far finta di niente” e lasciarsi interpellare profondamente da quanto accaduto. E segni di cambiamento ce ne sono. A puro titolo di esempio, la diocesi di Vittorio Veneto si è dotata di una “équipe per la tutela dei minori”, che ha il compito di raccogliere eventuali segnalazioni e prevenire forme di abuso attraverso la formazione di quanti operano pastoralmente con minori: l’équipe ha già avviato alcuni incontri con le principali realtà educative diocesane. Non si deve allora perdere la “speranza pasquale”: la speranza cioè che, sebbene si possa avere l’impressione di essere giunti ad un “punto morto”, questo – sono ancora le parole del card. Marx – potrebbe diventare anche un “punto di svolta”.  

Alessio Magoga

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