
È rimasta impressa nel cuore e nella mente quella frase scandita da san Giovanni Paolo II di fronte alla folla oceanica di Tor Vergata a Roma: «Questo chiasso ha sentito Roma e mai più lo dimenticherà!». Era il 19 agosto del 2000 quando Karol Wojtyla chiamò i suoi giovani all'incontro giubilare con il Signore e nessuno prevedeva una risposta così globale: due milioni di ragazzi provenienti da tutto il mondo.
L'appuntamento si è ripetuto quest'anno con papa Leone che ha saputo condividere l'energia e l'entusiasmo dei giovani, incoraggiandoli alla condivisione, all'amicizia e alla solidarietà. E nel suo discorso ha citato proprio il santo papa polacco: «E' Cristo che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare».
Quest'anno tutto era partito in sordina, ma pochi giorni prima del 2 agosto il fiume degli arrivi si era ingrossato e anche i media cominciavano ad interessarsi di loro fino a guadagnarsi le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali. Tanti i gruppi Facebook e Instagram che parlavano dei giovani cattolici con aggettivi positivi e di gratitudine nel portare avanti i principi cristiani di pace, amicizia e solidarietà.
Un Giubileo che ha cambiato il volto di Roma. Un esercito pacifico di ragazze e ragazzi, oltre il milione, venuti per celebrare l'appuntamento dell'Anno Santo a loro dedicato e per trovarsi insieme a Papa Leone XIV con bandiere, striscioni, magliette, canti e preghiere. Con chitarre e tamburi hanno svegliato il sonno della Città Eterna. E Roma li ha saputo accogliere. Per i giovani pellegrini si sono aperte le porte di 270 parrocchie, 400 strutture scolastiche, 40 siti extra-scolastici, oltre a case della protezione civile e palazzetti dello sport. Ragazzi venuti da quasi 150 Paesi, pieni di vita e d'allegria, li univa l'entusiasmo, la voglia di amicizia, la fede. Disponibili a qualche sacrificio ma pronti a condividere anche le vivande e nessuno di loro portava tatuaggi.
Papa Leone nel suo intervento cita il suo Sant'Agostino quando anche lui cercava la verità che non illude, la bellezza che non passa. Come l’ha trovata? Come ha trovato un’amicizia sincera, un amore capace di dare speranza? Incontrando chi già lo stava cercando: Gesù Cristo. Come ha costruito il suo futuro? Seguendo Lui, suo amico da sempre. Ecco le sue parole: «Nessuna amicizia è fedele se non in Cristo. È in Lui solo che essa può essere felice ed eterna». L’amicizia con Cristo, che sta alla base delle fede, non è solo un aiuto tra tanti altri per costruire il futuro: è la nostra stella polare. Come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, «vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la Verità non è vivere, ma vivacchiare».
E poi Leone XIV ha richiamato una frase di Benedetto XVI : «Chi crede non è mai solo». E infine la consegna ai giovani assiepati nella spianata di Tor Vergata: «Ascoltate la Sua parola, che è Vangelo di salvezza! Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Adorate l’Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco». «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo» ha continuato.
E infine i saluti domenica 3 agosto all'Angelus. «Voi siete il segno che un mondo diverso è possibile, un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo. Sì, con Cristo è possibile. Con il suo amore, con il suo perdono, con la forza del suo spirito».
Orazio Laudani