Editoriale
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In attesa che accada qualcosa

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

In attesa che accada qualcosa

Post-populista, malinconica, in stato di latenza, una società dei “senza”. È questa l’immagine del nostro Paese che ci viene consegnata dal Rapporto Censis 2022 che è stato presentato nei giorni scorsi. Le espressioni utilizzate per descrivere lo stato in cui versa l’Italia meritano attenta considerazione.

Innanzi tutto, “post-populista”. «Con l’ingresso in una nuova età dei rischi – si legge nel Rapporto – emerge una rinnovata domanda di prospettive di benessere e si levano autentiche istanze di equità, non più liquidabili come “populiste”». A prima vista, potrebbe apparire come un passo in avanti della maturità degli italiani che – a detta del Censis – sembrerebbero più oggettivi nelle richieste che avanzano. In altri termini, quello che sta a cuore a molti concittadini oggi non è una vana illusione prospettata da qualche insensato demagogo, bensì problemi veri, generati da una situazione economica che per molti si è effettivamente indebolita (anche molto indebolita), a causa di quattro grandi crisi: gli anni della pandemia, la guerra in Ucraina, l’importante aumento dell’inflazione, la crisi energetica. Tutto ciò non significa – aggiungiamo noi – che anche il modo di affrontare i problemi sia conseguentemente “post- populista”: l’impressione che si ha è comunque che una parte di italiani attenda sempre una soluzione facile, dall’uomo carismatico di turno.

“Malinconica”: è l’aggettivo che è stato più rilanciato dai mass media in questi giorni. «Più che una Italia sull’orlo di una crisi di nervi – si legge ancora nel Rapporto – per ora prevale una vaga mestizia, nella consapevolezza della finitezza soggettiva e dell’impotenza di fronte a quel che sta accadendo». L’impressione che rimanda il Censis è quello di una società (o almeno di una sua parte significativa) che non ha grandi progetti per il futuro né ambisce a fare grossi sacrifici per raggiungere mete prestigiose. L’alta astensione alle ultime elezioni (un trend che ormai si consolida di anno in anno) rivela come l’intreccio virtuoso tra democrazia ed economia ora non funzioni più. C’è poi una diffusa percezione del rischio e del timore: molti concittadini ritengono che possa accadere di tutto, non solo in generale o nel mondo, ma proprio a loro. È il timore di una guerra nucleare, di una riviviscenza del virus, di un aggravamento della crisi economica che tocca la loro carne… L’Italia, allora, si presenta come in uno “stato di latenza” in cui, certo, non si regredisce (il Censis mette in luce degli importanti aspetti positivi come, ad esempio, l’aumento significativo delle esportazioni), ma neppure si avanza.

Si è fermi, quindi, in attesa che qualcosa accada e con tanti “senza”. Senza slanci verso il futuro, senza una visione verso il domani. Soprattutto senza giovani e senza studenti: il crollo demografico si farà sentire “come uno tsunami” nei prossimi anni nel mondo della scuola, a cominciare dalle primarie per arrivare poi anche all’Università. Con una sanità senza infermieri e senza medici: a questo specifico tema il Censis dedica un puntuale approfondimento che descrive l’andamento delle scelte politiche e degli investimenti in questo settore, come a dire che il fenomeno non avviene “per caso”.

Forse l’analisi del Censis rischia, descrivendo un fenomeno, di confermarlo. A furia di parlare di mancanza di futuro, diventiamo ancora più malinconici. Tuttavia va detto che il Rapporto fa trasparire anche dei punti luminosi e soprattutto affida alla classe politica e alla classe dirigente – insieme – il compito di traghettare in un porto più sicuro il Paese. Come a dire che le potenzialità per non restare impigliati in una malinconica società dei “senza” c’è. Forse molto è affidato anche – aggiungiamo – all’iniziativa e allo spirito di intraprendenza di ciascuno di noi, nella misura in cui saprà impiegare le proprie capacità per portare un contributo di speranza all’intera collettività. Facendo quello che può, lì dove si trova, con i mezzi che ha. Potrà apparire poco, ma forse, per questo tempo difficile che difetta di grandi visioni, è tutto quello che ci viene chiesto.

Alessio Magoga

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