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Riconoscere certe diversità non significa discriminare

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret

Riconoscere certe diversità non significa discriminare

Non è ancora chiusa la vicenda degli opuscoli proposti per le scuole primarie, destinati ad educare i bambini e i ragazzi al rispetto della diversità, compresa la diversità riguardante l’orientamento sessuale. Si tratta di tre opuscoli preparati dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali)  che fa capo al Dipartimento per le Pari Opportunità, dipendente  dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Origine autorevole, come è giusto che sia tutto ciò che riguarda l’educazione alle buone relazioni tra le persone. Tuttavia nell’affrontare temi così importanti si è cercato di far passare posizioni che vanno ben oltre l’educazione al rispetto delle diversità. Ad esempio è proposto ai bambini della materna un problemino facile facile di aritmetica  in cui si domanda: “Se i due papà di Rosa comprano ciascuno una bibita da due euro, quanto spendono in tutto?”. In questo modo sibutta là come normale che Rosa possa avere due papà. I libri sono pieni di cose di questo genere.È chiaro l’obiettivo: si intende inculcare, con l’avallo dell’autorità politica, idee che svalutano la distinzione sessuale, che considerano insopportabile l’essere indicato come padre o madre, che pretendono matrimonio per tutti.

C’è stata una giusta reazione di fronte a questa iniziativa. In parlamento ne è stato chiesto conto ed è risultato che era stata presa senza il consenso dei responsabili politici. Ultimamente, il 7 marzo, c’è stata una ulteriore intervento da parte diSel che denunciava il tentativo di bocciare l’iniziativa di Unar. Il sottosegretario Sesa Amici ha risposto che la diffusione degli opuscoli è bloccata perché “richiede una specifica valutazione  da parte del Comitato attuativo paritetico, previsto dal protocollo di intesa sottoscritto tra il ministero dell’istruzione  quello delle Politiche sociali”. Insomma, par di capire che il ritardo dipenda più dalle le solite lungaggini burocratiche che da una netta disapprovazione dell’iniziativa da parte dei responsabili politici. La faccenda è ancora in sospeso.

Le molte critiche sull’iniziativa sono state giudicate rimasugli del vecchio oscurantismo che naturalmente regna ancora nella mentalità cattolica. I tre libretti dovevano costituire l’inizio di una campagna così presentata: “Strategia  nazionale per la prevenzione e il contrasto  delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, 2013- 2015”.  Combattere l’omofobia è un dovere. È un dato di fatto che l’orientamento sessuale diverso da quello che non abbiamo paura di chiamare naturale, ancora oggi è causa di discriminazione, anche tra i bambini e ragazzi e motivo di derisioni e di atti di bullismo.Ma questi atteggiamenti non si combattono  eliminando la diversità, ma educando al rispetto della diversità.Non ogni diversità è discriminazione. Anzi il non riconoscimento di certe diversità può creare pesanti discriminazioni. Affermare che matrimonio è qualsiasi unione tra individui prescindendo dal sesso, vuol dire non riconoscere la specificità e i diritti propri di questa istituzione che garantisce e regola la trasmissione della vita e quindi il futuro dell’umanità. Ammettere che una coppia omosessuale possa avere o adottare un figlio, vuol dire privare il bambino del diritto di avere un padre e una madre che pare siano fondamentali per la formazione di una buona personalità. Così ha sempre insegnato e continua ad insegnare la psicologia.

A sostegno di tutto questo sta una visione della persona che considera assoluti i desideri dei singoli, perché solo così si promuove la libertà che è il bene supremo di ogni persona. Non importa, però, se in questo modo si ledono altri diritti come quello dei figli. Si invoca anche la cosiddetta “Teoria del genere” (Studies Gender, in inglese) che considera la distinzione fondata sul sesso fisico del tutto secondaria e fa valere invece ciò che la cultura ha creato attorno a questa distinzione, stabilendo ruoli e gerarchie. Per avere uguaglianza e libertà bisogna rompere questi schemi lasciando all’individuo decidere se essere uomo o donna e verso chi orientare la sua sessualità. Oggi si parla molto di rispetto della natura e di non intaccare gli equilibri naturali intervenendo da padroni in questo campo, ma nello stesso temposi proclama, anche dai medesimi individui, l’abolizione queste distinzioni naturali che riguardano nientemeno la sopravvivenza dell’umanità. Difficile capire queste schizofrenie se non, appunto, per un impazzimento della ragion e umana.

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