
Entro in un autogrill. Mi fermo a prendere qualcosa per rifocillarmi e poi velocemente ripartire. Pochi minuti, ho fretta. In quel mentre, entra una coppia: un ragazzo e una ragazza, immagino attorno ai trent’anni. Lei più giovane, lui qualche anno di più. Al guinzaglio tengono due cani, non molto grandi. Passa qualche istante ed entrano altre due coppie giovani, tra i venti e i trent’anni. Una ragazza del nuovo gruppo ha un cagnetto: lo tiene in braccio e lo coccola, un po’ preoccupata dalla presenza degli altri due cani che si sono agitati alla vista dell’ultimo peloso entrato. Passa ancora qualche minuto ed entra un altro gruppetto di persone, quattro, piuttosto giovani, con al guinzaglio un altro cane: è più grande di tutti gli altri, ha pelo corto e lucido e vanta una forma perfetta. Finito il panino, esco e mi avvio verso la mia auto. Faccio a tempo ad accorgermi che in un’auto parcheggiata poco distante dalla mia c’è un’altra giovane coppia, questa volta con un pastore tedesco: non lo portano nell’autogrill (è enorme!), ma restano fuori e lasciano che il cagnone si sgranchisca le zampe negli spazi verdi contigui al parcheggio. Il tutto sarà accaduto nello spazio di un venti minuti. Facendo i conti, in questo breve lasso di tempo ho incrociato 5 cani e 12 persone: poco meno di un cane ogni due umani, una media piuttosto alta.
Ciò che non ho incontrato affatto sono i bambini. Neanche uno. Tenendo conto della giovane età delle persone incrociate, ci si poteva aspettare qualche pargolo in braccio o nel passeggino, invece zero. Magari il campione in oggetto non fa testo. Chissà, metti che ci fosse una mostra cinofila nei paraggi… O forse sì. Stando ai dati dell’Istat, la natalità in Italia non è semplicemente in crisi: è proprio ai minimi storici (vedi il contributo in quarta pagina di Gino Soldera).
Colpisce questa cura nei confronti degli animali, non solo da parte di persone sole o anziane ma di giovani coppie. Tornando a casa, l’altra sera, e vedendo il mio gatto che mi veniva incontro sotto la pioggia, ho capito che è facile affezionarsi agli animali. A volte sono capaci di gesti di affetto (almeno, noi li interpretiamo come tali) che gli umani non sono sempre disposti a fare. Certo, non si può generalizzare né affermare che “gli animali sono migliori delle persone”: grazie al cielo l’amore e l’amicizia esistono ancora, a dispetto dei tanti gesti di violenza di cui siamo puntualmente informati. Voglio solo dire che ci sono buoni motivi per affezionarsi agli animali: sono doni straordinari che Dio ci ha dato, insieme alle piante, alla natura, al creato… Questa consapevolezza, però, non mi dà pace del tutto. L’affetto per gli animali ci ricorda che ognuno di noi ha bisogno di dare e di ricevere affetto. Ora amare le persone richiede una fatica che oggi, molto probabilmente, siamo meno disposti a fare. La relazione con le persone, infatti, è più complessa ed impegnativa di quanto non sia quella con un gatto o un cane, paradossalmente più fedele e responsivo. Senza voler mettere in alternativa gli affetti, mi chiedo tuttavia se non si stia un po’ esagerando: la questione non è che amiamo troppo gli animali, ma che amiamo poco gli esseri umani.
Alessio Magoga








