
Ai giovani che in questi giorni, a Roma, partecipano al Giubileo della Speranza dovremmo essere grati. Il loro convenire – dalla nostra diocesi, in modo così significativo, come anche da mille altre realtà e da altre parti del mondo – è già un segno di speranza: è già un raggio di luce in questo tempo sofferto e difficile, che sembra farci indulgere a sentimenti di disperazione o, peggio, di cinismo. Quello nei confronti di questi giovani dovrebbe essere un senso di gratitudine “bipartisan”, trasversale: di cattolici e non, di praticanti e non… Non solo perché questi ragazzi dimostrano che la Chiesa è ancora viva (e ancora giovane), ma anche perché testimoniano al mondo che ci sono persone che hanno voglia di vivere, di condividere, di far festa, di impegnarsi insieme per un domani… “Nonostante tutto”, quindi, c’è ancora futuro.
Questo messaggio di speranza è buono ed è valido per tutti noi, quotidianamente tempestati da eventi drammatici che sembrano convincerci che il mondo sta andando verso un baratro oscuro. Si tratta, purtroppo, di eventi drammaticamente reali che intaccano profondamente la nostra capacità di vedere le cose e dinanzi ai quali non si può girare la testa né far finta che non esistano. Sono fatti come quelli segnalati anche in questo numero de L’Azione: dal dramma di Gaza, alla strage in Congo, alla fame nel Sudan, sino ai più prosaici dazi che creeranno grosse difficoltà all’economia europea (ed ovviamente anche a quella del nostro Paese). Quotidianamente tempestati da problemi e da eventi drammatici, siamo tentati di diventare anche noi vecchi tromboni sempre insoddisfatti, incalliti brontoloni cui non va mai bene niente: profeti di sventura che godono stupidamente delle loro stesse sinistre profezie, pronti a cogliere l’ombra e il negativo, ma ciechi dinanzi alla luce ed al bene che c’è.
E un segno ed un messaggio di speranza, di cui dobbiamo essere parimenti grati, sono anche tutti quei giovani che nei mesi estivi si danno da fare per realizzare qualcosa di buono, di gratuito e che abbia il gusto della comunità. Alla luce di quello che raccontiamo di volta in volta nel nostro settimanale, penso agli animatori, agli adulti ed ai ragazzi dei Campi scuola dell’Azione Cattolica che si danno il turno per tutta l’estate nella casa di Cima Cesta; ai capi ed ai gruppi Scout della diocesi (sono ben 12 i gruppi Agesci ed un gruppo Fse); alle esperienze dei Grest, con giovani, ragazzi e adulti protagonisti; alle diverse esperienze missionarie promosse anche quest’anno dai nostri uffici diocesani; alle altre iniziative estive delle nostre comunità, comprese quelle religiose, capaci di proporre campi scuola o altre forme di esperienza con i giovani come protagonisti… A tutti questi giovani dovremmo essere grati (ed anche agli adulti che li seguono, li accompagnano, li sostengono). Anche loro sono un segno di speranza e di un futuro diverso: un “giubileo della speranza” che si svolge ogni anno, senza troppe luci, senza tanta pubblicità, di cui saper dire grazie.
Agli uni e agli altri, quindi, grazie, perché ci aiutate a tenere aperto lo sguardo ed a renderci disponibili ai segni di luce che fanno bene alla nostra speranza.
Alessio Magoga